Frends to be friends
E’ più forte di me: fatico a resistere al fascino degli amici quando mi trovo in condizione di fornire o ricevere da loro una prestazione a pagamento.
Mi spiego meglio (specie per i più maliziosi).
CASO A: L’AMICO HA BISOGNO DI ME
Un amico/parente si rivolge a me, o all’azienda in cui lavoro, per acquistare un prodotto o un determinato servizio.
POSSIBILI SCENARI:
L’ amico/parente si rivela a sorpresa un problema perché troppo puntiglioso, tirapiedi, eccetera eccetera.
Il mio operato o quello dell’azienda non soddisfa le aspettative dell’amico/parente.
RISULTATI:
Perdo la faccia in azienda e comprometto il rapporto con l’amico/parente.
CASO B: IO HO BISOGNO DELL’AMICO/PARENTE
L’amico non soddisfa le mie aspettative.
POSSIBILI SCENARI:
Mi rivelo INCONSAPEVOLMENTE troppo puntiglioso, tirapiedi, eccetera eccetera.
RISULTATI:
Prendo il classico “taccone”, e comprometto l’amicizia.
RIFLESSIONE
E’ da quando sono bambino che sento il motto “dividere gli affari dagli amici”. Numerosissime esperienze indirette e soprattutto DIRETTE mi hanno dimostrato che questo è sensato; qualcuno si è rivolto all’amico meccanico/commercialista/idraulico/avvocato/informatico/marmista/geometra/eccetera, ed è rimasto a dir poco deluso. Esperienze ai confini dell’incredibile talmente paradossali da far accapponare la pelle!
Tutto questo capita perché se il cliente o professionista che sia è sconosciuto, è possibile far valere in scioltezza i propri diritti. Il business vale molto più della relazione: siamo assertivi e ci battiamo per raggiungere lo scopo. Con l’amico invece, si cerca di salvare la relazione a discapito dell’affare. Tuttavia l’amarezza dell’accaduto molto presto rovinerà anche la relazione lasciandoci quindi con meno soldi di prima, meno allegria di prima, e con meno amici di prima.
EPPURE
Eppure, malgrado questo, continuo a peccare e a farmi risucchiare dalla presunta autorevolezza dell’amico.
Commentate pure questo post raccontando la vostra esperienza dato che io non lo posso fare in questa sede.
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